martedì 13 settembre 2011

Il posto sbagliato e il momento sbagliato - Parte 1


Avviso:

Questa storia contiene violenza estrema da parte di una donna su un uomo, se questo genere vi da fastidio o semplicemente non vi piace non proseguite con la lettura!


Introduzione

Nelle mie fantasie femdom ho sempre avuto una predilezione per le violenze più estreme e per vittime che non sono consenzienti. Questo esula completamente da quello che deve essere il normale gioco BDSM tra adulti che deve sempre essere basato sul concetto di Sano/Sicuro/Consensuale. Invito chi legge a tenere sempre bene in mente che i miei racconti sono di pura fantasia e non devono mai in nessun modo essere presi ad esempio nella vita reale.
Nel racconto che segue ci sono situazioni di estrema violenza che a molti, anche negli appassionati di femdom, possono non piacere o addirittura disturbare. Se questo è il vostro caso vi invito molto caldamente a non continuare con la lettura. Uomo avvisato mezzo salvato... hemm... la Donna invece ha sempre ragione :-) .
In questa parte siamo solo alla introduzione della storia, quindi non aspettatevi un gran che sotto il profilo dominazione/torture. Quelle arriveranno nel secondo capitolo.
Buona lettura.



Prologo

Giovanni camminava lungo una strada semi-deserta fuori città, una rosa in mano e un sorriso un po' ebete. Era felice perché finalmente era riuscito ad ottenere un appuntamento con Mirella, la sua collega dell'ufficio paghe. Mirella era una ragazza molto carina, forse un po' troppo giovane per lui. “Macchisenefrega,” aveva pensato Giovanni, “si vive una volta sola”. Lei all'inizio era stata restia alle avance di lui, ma lui tutto sommato non era male e così lei pensò “Macchisenefrega, si vive una volta sola” e cedette. Si diedero appuntamento in un locale fuori città, un piccolo ristorante lungo la statale tra il paesino di lui e quello di lei. Giovanni arrivò con largo anticipo ma la sfortuna e la scarsità di parcheggi lo obbligarono a posteggiare un po' distante, giusto un paio di minuti a piedi. “Pazienza, questa sera non mi faccio certo rovinare l'umore per questa cazzata.” e s'incamminò lungo il marciapiede.


Capitolo 1


Nel frattempo un tipo molto più strano stava vivacemente disturbando tutti i santi in paradiso, e non si fermava a loro, per una gomma bucata che gli stava impedendo di arrivare in orario al suo appuntamento. Un appuntamento anch'esso molto più strano di quello di Giovanni.
Mario era un masochista, uno di quelli del tipo più estremo, quelli che in gergo si chiamano pain slut. A Mario piaceva essere sottoposto alle torture più dolorose, essere frustato a sangue, perforato da uncini, calpestato con tacchi limati a punta e molto altro ancora. Maggiore era il dolore e maggiore il suo piacere. Era anche un feticista e la perfezione per lui era un delicato piedino, velato da calze nere, che devastava il suo corpo a suon di calci con scarpe a punta e colpi di tacco acuminato. Per soddisfare la sua voglia di dolore e non avendo una partner che condividesse gli stessi gusti, Mario era diventato un frequentatore di Pro-Dom. Queste provvedevano a fargli provare quello che lui cercava dietro un congruo compenso. Ma nonostante la buona condizione economica gli consentisse di frequentare queste Mistress piuttosto spesso, Mario non era del tutto soddisfatto. Non aveva ancora trovato la Mistress che gli facesse provare la vera “Paura” con la P maiuscola, quella che si prova a non avere il controllo della situazione. Le Mistress gli facevano si molto male, ma era lui a controllare il gioco con le sue richieste. La coscienza di dominare dal basso rovinava tutto.
Qualche giorno prima Mario aveva contattato una nuova Mistress trovata su internet. Nel suo sito Mistress Pain prometteva le peggiori torture a chi avesse avuto il coraggio di presentarsi a lei ed esortava i novizi e chi non aveva resistenza al dolore di stare alla larga. Nella galleria fotografica la Mistress fissava con occhi gelidi i navigatori del web torreggiando in mezzo a una stanza attrezzata con ogni tipo di strumento BDSM. Nella sezione dedicata all'abbigliamento facevano bella mostra di se scarpe e stivali di varia foggia e stile trai quali spiccavano alcune paia con tacchi simili a chiodi d'acciaio e dalla tomaia affusolata e coperta anch'essa di metallo. Nella sezione degli strumenti invece c'erano le immagini di spilloni di ogni dimensione, attrezzi per la marchiatura a fuoco e ogni altro strumento di tortura che Mario conosceva e molti altri che non aveva mai visto ma dall'aspetto terribile. Forse aveva trovato la Mistress che faceva al caso suo. Prese il telefono e chiamò il numero che trovò nella pagina contatti.
Angela, in arte Mistress Pain, stava tranquillamente sorseggiano un tè a casa sua quando il cellulare squillò. Era il telefono di lavoro. “Oh Dio, sarà un altro stupido verme senza spina dorsale. Se una volta tanto leggessero bene le mie avvertenze”. «Pain, chi parla?» disse con voce gelida «Mi scusi se la disturbo Mistress, vorrei chiederle se è possibile avere un appuntamento» «Hai letto il mio sito?» Mario era già turbato dalla voce, non ne aveva mai sentite di così dure «Si Mistress» «Quindi sai che faccio solo BDSM estremo, niente roba mentale o dominazione soft, giusto? Giusto vero?» Mistress Pain sottolineò marcatamente le ultime parole. L'ultimo che l'aveva chiamata era un deficiente che voleva che gli si sedesse solo sul volto. Nemmeno da dire che l'aveva coperto di tali insulti con una voce talmente dura che il tizio aveva cominciato a balbettare al telefono delle scuse durante le quali lei gli chiuse il telefono in faccia. «Si Mistress, è per questo che ho osato chiamarla» “Finalmente qualcuno che sa leggere e sa anche stare al suo posto” pensò Angela. «Bene.» continuò con il suo tono duro «Ora ti spiego le mie regole, se le accetti ci incontreremo altrimenti non se ne fa nulla» «La ascolto Mistress» rispose Mario con il battito accelerato e le mai che sudavano per il nervosismo e l'eccitazione. «Primo. Tu non puoi scegliere nulla di ciò che ti farò. Fin che sarai con me sarai mio schiavo, questo significa che io e solo io decido cosa fare e cosa no. Non me ne frega un cazzo di cosa tu preferisci. Hai capito verme?» Mario non poteva credere alle sue orecchie, finalmente una vera Padrona come aveva sempre desiderato. «Si Mistress, ho capito.» «Secondo. Io ci vado pesante e in crescendo. In ogni momento della sessione potrai scommettere che quello che stai provando potrà solo peggiorare. Unica tua via d'uscita è la safe-word che decideremo ora. Se userai la safe-word il nostro incontro terminerà e dovrai andartene. Non sono previsti rimborsi. Quarto. Alcuni dei trattamenti a cui potrò sottoporti lasceranno segni indelebili e altri potrebbero avere come risultato danni al tuo fisico anche permanenti. Questo è il motivo per cui ti darò sempre il tempo di usare la safe-word prima di iniziare un nuovo trattamento, ma se non l'userai io andrò fino in fondo. Hai capito? Hai capito veramente bene?» Angela voleva essere sicura di questo. Era una sadica ma non una psicopatica e non voleva certo causare danni a chi non era pronto a subirli. «Si Mistress» fu la risposta decisa di Mario il cui cazzo stava spingendo per uscire dai pantaloni. Mai nessuna Mistress lo aveva eccitato a tal punto, e solo parlando poi. «Ripeto, se non userai la safe-word potresti subire danni anche permanenti, perché io non mi fermo nemmeno se ti rompo le ossa. Hai capito bene?» «Si Mistress. Se non userò la safe-word potrò avere danni fisici permanenti. Ho capito Mistress.» Anche Angela era eccitata, finalmente uno schiavo che sembrava essere abbastanza deciso, forse avrebbe finalmente potuto godere anche lei. Era parecchio tempo che non riusciva ad avere un orgasmo come si deve. Essere una vera sadica poteva anche essere un handicap. Se non torturava qualcuno come si deve non riusciva a godere e a quel livello di dolore solo pochi resistevano. Forse questo le avrebbe dato finalmente un po' di godimento. «Bene, vedo che sei sveglio. Immagino che tu abbia letto cosa mi piace fare come role-play. Adoro mettere su una scena convincente, rende tutto più reale. Puoi scegliere tra quelli scritti sul sito, a me vanno bene tutti, altrimenti non li avrei scritti.» La voce di Angela si era un po' addolcita, ma non troppo. Per quanto sveglio quello al telefono restava comunque un verme che presto avrebbe avuto occasione di schiacciare.
Mario aveva letto molto attentamente il sito e diverse opzioni gli balenarono in mente tra quelle lette e nessuna prometteva dolcezza. Torturatrice delle SS, simulazione di rapimento, dottoressa sadica, interrogatorio ecc... Tra tutte una continuava a stuzzicare la mente di Mario che chiese «Mi scusi, in cosa consiste il “rapimento”?» «Funziona così, ci mettiamo d'accordo su un luogo, un ora precisa e un metodo di riconoscimento. Io arrivo e ti rapisco. Ti porto bendato nel tuo luogo di prigionia per torturarti a mio piacimento. Ti troverai nelle mani di una sadica che vuole torturarti perché gode a farlo. Tutto sommato non dovrò nemmeno recitare.» un risolino arrivò all'orecchio di Mario che provò un brivido lungo la schiena. «Durata non meno di ventiquattro ore, sempre che tu non usi la safe-word prima. Ti avviso, questa è la fantasia che mi scatena di più.» Mario deglutì nervoso prima di parlare «Vorrei questo Mistress.» «Ne sono lieta. Ora... la safe-word è “semaforo rosso”. Ripeti.» «Semaforo rosso» «E bravo il vermetto. Vedi di ricordarla altrimenti sarà peggio per te. La ricorderai?» «Certo Mistress, se rientra nei suoi gradimenti mi piacerebbe molto che usasse i piedi calzati per torturarmi. Sa... calci, trampling con i tacchi a spillo, cose così.» «Cazzo! Come osi fare richieste? Ti ho detto che farò quello che mi pare, punto e basta. Tu non hai voce in capitolo, è chiaro?! Comunque ritieniti fortunato, ho una predilezione particolare nell'usare i piedi per torturare, forse più di quanto tu vorresti...» Partì un'altra risata e questa volta Mario cominciò a pensare che forse stava facendo la cosa sbagliata. «Comunque ricordati una cosa, tu dovrai comportarti come se non ti piacesse essere torturato, deve sembrare un vero rapimento, come se tu non fossi consenziente. Torturare quelli a cui piace non mi eccita, quindi vedi di recitare bene.» «Si Mistress, farò del mio meglio.» Seguirono gli accordi sul luogo, l'ora e il metodo di riconoscimento: una rosa in mano.

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