mercoledì 30 novembre 2011

Educazione


Introduzione

Questa storia contiene violenza da parte di una donna matura su un giovane. E' un racconto Femdom non consensuale da intendersi come racconto di pura fantasia che nulla ha a che vedere con la realtà. 
Se non vi piacciono questo tipo di racconti non proseguite con la lettura.

Educazione

Il fischio del frustino sibilò nella stanza.
« … mmmfff... »
Il ragazzo legato prono sul letto urlò, ma attraverso il bavaglio a palla che gli dilatava dolorosamente le mandibole uscì solo un lamento soffocato. Le gambe e le braccia si tesero inutilmente, trattenute dalle corde che legavano polsi e caviglie agli angoli del letto. Una donna gli stava in piedi a fianco e lo colpiva mettendo tutta la propria energia in ogni colpo. Anche lei mugolava, ma di un misto di fatica e piacere.
« … 128 … 129 … 130! »
La donna poggiò il frustino e si chinò. Come aveva fino a li ripetuto ogni dieci frustate, afferrò le palle del ragazzo tra le gambe aperte e tirò con tutte le sue forze, strizzandole e torcendole più che poteva. Fu tale l'energia che il ragazzo venne sollevato completamente dal letto per diversi centimetri. Le urla soffocate di dolore accompagnarono l'espressione di pura sofferenza del povero ragazzo e quella di puro godimento della donna. Dopo circa un minuto di strizzate e strattoni la donna riprese il frustino e ricominciò a contare.
« 131 … 132 … 133 .. »
Ogni colpo segnava la tenera pelle del giovane. Ormai il sedere, una volta roseo, era completamente rosso e, in molti punti, sanguinante.
«139 … 140! »
Questa volta la donna si tolse una scarpa e, tenendola per la punta, cominciò a martellare il pene e i testicoli del ragazzo con il sottile tacco metallico. Nonostante i mugolii che, seppur soffocati dal bavaglio, non ponevano dubbi su quanto dolore provava il giovane, non c'era segno di pietà nella donna, ma solo di un grande godimento nell'infliggere il massimo dolore possibile. Al termine del minuto di “pausa” i testicoli e il pene sanguinavano, cosa che rese molto soddisfatta e ancora più eccitata la donna. Di nuovo iniziarono le frustate e il conteggio.
« … 149 … 150!! Finito, sei contento? »
La donna chiese ridendo del suo stesso sarcasmo. Poi riprese la scarpa e diede un'ultima, violenta, perversa serie di colpi sui genitali del ragazzo che si agitava cercando inutilmente di sfuggire al massacro dei suoi organi genitali. La donna continuò fino a quando il sottile tacco d'acciaio non ebbe aperto parecchie ferite sia sul piccolo pene moscio sia nel sacco scrotale. A questo punto si fermò, osservò per un istante il suo lavoro e, soddisfatta, si rimise la scarpa. Andò al comò e da un cassetto estrasse un grosso e lungo strap-on. Lasciò cadere la gonna e lo indossò sopra i collant che avrebbero così attenuato il piacere dello strusciare della cinghia sulla vagina facendolo durare il tutto più a lungo. Si diresse verso il ragazzo singhiozzante e gli sollevò la testa per i capelli in modo che il cazzone di gomma fosse a pochi centimetri dal suo viso. Non disse una parola, lo tenne solo li a fissare quell'attrezzo pauroso mentre lei lo lubrificava mimando una lenta masturbazione. Mentre eseguiva l'operazione muoveva i fianchi “fottendosi” la mano con ritmo crescente, gustandosi al contempo lo sguardo terrorizzato del ragazzo che ormai già immaginava il dolore che quell'affare gli avrebbe provocato. La donna, per accentuare il terrore del ragazzo gli anticipò quello che stava per fare.
« Lo vedi? Vedi quanto è grosso? Vedi quanto è lungo? Non riesco nemmeno ad afferrarlo tutto. Ma nonostante le dimensioni e nonostante il tuo culetto sia vergine... sto per infilartelo tutto dentro! O meglio... te lo sbatterò dentro. Sarà un vero godimento spaccarti il culo in due... Ti farò urlare... Ti inculerò così forte che cagherai sangue per una settimana...» mormorava eccitatissima la donna.
Il ragazzo sapeva di non aver scampo e fissava quel cazzo gigante muoversi aventi e indietro davanti ai suoi occhi sapendo che stava per distruggergli il culo. Poi la donna si mise sopra di lui a quattro zampe, l'enorme fallo pendeva dall'inguine di lei fino a toccare il letto tra le gambe di lui. Lei lo prese e lo incurvò per spingerlo tra le chiappe del giovane fino a posizionare la punta sullo sfintere. Tenendolo in posizione si chinò e mormorò:
« Sei pronta puttanella? Non ho intenzione di dare il tempo al tuo culetto di dilatarsi, quindi sarà doloroso, mooolto doloroso. »
Con un ghigno sadico sul viso la donna cominciò a spingere lo strap-on dentro il culo del ragazzo usando tutta la sua forza e il suo peso. Come aveva detto non intendeva andarci piano ma devastare quel culetto indifeso. Spinse quanto più poteva e quando la cappella di gomma fu dentro cominciò a dare dei tremendi colpi di reni per far penetrare tutto il resto della lunghezza di quel mostro. Il ragazzo urlava contro il bavaglio a pieni polmoni. Gli occhi strabuzzati in una espressione di puro dolore. Quando il fallo fu completamente dentro la donna cominciò una vera e propria cavalcata selvaggia. Non si muoveva solo avanti e indietro, ma reoteave il bacino cercando deliberatamente di spaccare quel culo ancora di più di quanto non avesse già fatto la dimensione del fallo. Dopo circa una ventina di minuti di atroce tortura la donna sentì l'orgasmo arrivare e, per l'ultimo minuto, accelerò il ritmo al massimo. Quando l'orgasmo fu passato si lasciò andare sopra il ragazzo che aveva bagnato di lacrime tutto il cuscino e riempito di sangue il lenzuolo. Stette li ferma per un paio di minuti prima di risollevarsi. Quando il fallo gigante fuoriuscì dall'ano del ragazzo fu seguito da un fiotto di sangue. La donna andò a sedersi sul cuscino di fronte al viso del giovane, gli tolse il bavaglio, gli sollevò la testa per i capelli e gli pose il cazzone sporco di sangue e feci davanti alla bocca.
« Puliscilo! » intimò.
« Puliscilo tutto o ricomincio daccapo. »
Il ragazzo fece quanto richiesto trattenendo a stento i conati di vomito per il disgusto. Quando ebbe finito la donna si alzò, si tolse lo strap-on che buttò a terra e uscì dalla stanza. Dopo circa una ventina di minuti tornò, completamente nuda e visibilmente rilassata dopo una doccia rigenerante.
La donna gli si avvicinò, si sedette sul cuscino a gambe larghe posizionando la fica sotto il naso del ragazzo.
« Annusa la mia fica, sentine l'aroma pungente. Ho appena pisciato, sentine la fragranza. »
Allungò le gambe sulle spalle del ragazzo avvolgendogli la testa nella carne morbida, unì le caviglie e strinse un po', quanto bastava per impedire al ragazzo di girare le testa e costringerlo così a respirare tra i peli della sua fica. Era uno dei modi che la donna usava per dimostrare la sua superiorità e la sudditanza di chi finiva tra le sue grinfie. Mentre il ragazzo inalava odore di orina e succhi orgasmici la donna lo istruì su ciò che sarebbe avvenuto dopo questo loro primo incontro.
« Ora tu vai a casa e non dici una parola su tutto quello che è successo qui. Ricordati che i tuoi genitori lavorano nella mia scuola e se voglio posso licenziare entrambi. Ho indagato sui tuoi e ho scoperto che hanno un mutuo da pagare e ce la fanno appena. Quindi d'ora in poi non sarà necessario che io ti droghi e ti leghi mentre sei incosciente come ho fatto oggi. Tu dirai ai tuoi che vieni a casa mia per lezioni di ripetizione due volte la settimana, lezioni che mi pagherai con tutti i soldi che ti danno i tuoi. Qui tu sarai mio schiavo e ubbidirai a qualsiasi mio ordine, anche se non che ce ne saranno molti perché più che altro mi divertirò a torturarti come e peggio di oggi. Se non lo farai la tua famiglia finirà sul lastrico. I tuoi fratellini più piccoli finiranno in un istituto perché i tuoi non potranno mantenerli. Oh... guarda caso oltre che la direttrice del tuo liceo sono anche la direttrice dell'unico istituto in cui potrebbero venire accolti. Tu non vuoi che i tuoi fratellini finiscano per sempre nelle mie mani, vero? »
Il ragazzo si mise a piangere e tra i singhiozzi riuscì a mormorare un « No, Signora. »
« Bene. Allora ci rivediamo qui a casa mia tra tre giorni per la tua, ora abituale, “ripetizione”. Questa notte cerca di studiare perché domani ti interrogo e sarò di manica molto stretta con te d'ora in poi. Naturalmente ogni voto in meno del massimo sarà motivo di ulteriori torture quando sarai qui. Ah... ora che mi ricordo. Sabato voglio che vieni con me a fare shopping. Ho visto delle scarpe fantastiche in una vetrina in centro. Punta affusolata e tacchi come punteruoli, non vedo l'ora di usarle su di te. Naturalmente ricordati di portare tutta la tua paghetta del mese. Se sarà più del necessario mi terrò il resto ma se non basta prenderai dieci frustate extra per ogni euro che mi farai spendere. »
La direttrice tolse il piede dal volto del suo allievo.
« Ora vattene, schiavo. E non lamentarti troppo perché la prossima volta sarà peggio. »
Un'altra risata crudele riempì la casa. Mentre il liceale si rialzava a fatica e si dirigeva verso l'ingresso, la direttrice tornò a correggere i compiti della sua classe senza badare più all'ultimo di una lunga serie di ragazzi passati dalle sue grinfie sadiche. Un sorriso soddisfatto le passò sulle labbra mentre affibbiava un'insufficienza grave proprio a quello stesso ragazzo che aveva appena finito di torturare. Un'insufficienza che naturalmente non meritava affatto. Se quel vermicello sperava di essere promosso ed uscire così dai suoi artigli si sbagliava si grosso. Un'altra risata sadica uscì dalle labbra dell'infernale direttrice.

Fine

Maurizio Wylder

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