lunedì 7 novembre 2011

Il posto sbagliato e il momento sbagliato - Parte 5

Avviso:
Questa storia contiene violenza estrema da parte di una donna su un uomo, se questo genere vi da fastidio o semplicemente non vi piace non proseguite con la lettura!



Capitolo 5

Angela si stava divertendo punendo il suo schiavo/cameriera per la camicetta che lei stessa aveva fatto cadere a terra poco tempo prima. Aveva approfittato dello svenimento del verme per verificare se la “puttana”, come lei chiamava il suo schiavo cameriera, fosse arrivata e avesse iniziato il lavoro. Come sempre l'aveva trovata diligente all'opera e, come sempre, aveva iniziato ad insultarla e denigrare il lavoro svolto.
« Finalmente sei arrivata! Sempre in ritardo, non sei altro che una puttana buona a nulla. »
« Ma Padrona... »
Un manrovescio colpì lo schiavo in bocca.
« Zitta troia! Seguimi. »
Angela si diresse alla cabina armadio dove l'aspettava la camicetta di seta a terra. La indicò allo schiavo.
« Guarda cosa hai fatto puttana. Sai cosa ti aspetta per questo vero? »
Lo schiavo guardò spaventato la camicetta. Sapeva che quando Mistress Pain faceva questi “scherzi” significava solo che era in vena di punizioni pesanti. Si gettò in ginocchio e iniziò a baciare gli stivali della Padrona cercando di evitare il peggio.
« La prego Padrona, non succederà più. Glielo prom... »
Un urlo di dolore riempì la cabina armadio mentre Angela premeva con tutto il peso il sottilissimo tacco sul dorso della mano dello schiavo.
« Puttana, ti ho detto per caso di smettere di baciarmi gli stivali? »
Con le lacrime agli occhi per il dolore e i denti stretti per non urlare lo schiavo ricominciò a baciare gli stivali della Padrona. Con un sorriso soddisfatto e crudele Angela sollevò di qualche centimetro da terra l'altro tacco.
« Sai cosa devi fare, vero puttana? »
Lo schiavo era terrorizzato dalla richiesta ma sapeva bene che non ubbidire sarebbe stato molto peggio. Molto, molto peggio. Raccogliendo tutta la forza di volontà portò l'altra mano sotto il tacco sollevato. Appena fu in posizione Angela conficcò il secondo aguzzo tacco nella mano dello schiavo che urlò di nuovo. Non contenta cominciò a ruotarlo cercando deliberatamente di forare la pelle. Non le ci volle molto per riuscirci e quando vide il sangue uscire da sotto il suo tacco ripeté la stessa operazione sull'altra mano. Quando ebbe finito si incamminò verso la cantina senza badare allo schiavo che si lamentava tenendosi le mani.
« Seguimi puttana. »
Disse senza voltarsi, sicura che lo schiavo l'avrebbe seguita di corsa pur di non rischiare un'altra punizione. I suoi schiavi erano tutti delle pain-slut ma erano terrorizzati dal lei perché li portava sempre al limite di sopportazione e spesso andava oltre. Non le fregava nulla dei loro limiti, se non gli stava bene potevano non tornare. Dopo la prima sessione tornare significava accettare qualsiasi punizione senza più limiti.
Entrata nella sala delle torture gettò un'occhiata al verme e vide che era ancora svenuto. Bene così per adesso. Si voltò e la “puttana” era li dietro di lei in ginocchio. Non aveva avuto dubbi su questo.
« Vai al tavolo, prendimi lo strap-on più grosso, poi torna qui e mettimelo. Ho voglia di sbatterti a dovere. »
Lo schiavo provò un fremito di paura. Lo conosceva quello strap-on. Non era possibile essere abbastanza allenati e dilatati per riuscire a prenderlo nel culo a “freddo” senza sentirsi spaccare in due. E naturalmente era per quello che era il preferito da Angela che ben si guardava dall'usare metodi progressivi di dilatazione. Nonostante tutto però partì velocissimo per eseguire l'ordine. Lo prese e tornò a inginocchiarsi davanti alla sua Dea per indossarglielo. Tenne le cinghie aperte mentre la Padrona infilava il piede nella prima cinghia già chiusa e regolata. Poi lo fece scorrere lungo la gamba e, inevitabilmente le sue dita sfiorarono la coscia della donna sentendo l'eccitante tessuto dei costosi collant, immediatamente il cazzo dello schiavo scattò sull'attenti. Angela non disse nulla, infondo si vestiva così proprio per accontentare i suoi schiavi ed era giusto che un filino di piacere lo provassero anche loro. Anzi, in vena di bontà si girò di spalle ponendo il magnifico culo velato di nero a pochi centimetri dagli occhi dello schiavo.
« Puttana, controlla che la cinghia mi passi bene tra le chiappe e poi baciamele. »
Eccitato al massimo, con il cazzo che scoppiava, lo schiavo ubbidì beandosi del contatto caldo, morbido e setoso.
« Ora baciami il buco del culo, lurida zoccola. »
Angela sporse indietro il culo spingendolo contro il viso dello schiavo, avvolgendolo tra le chiappe. Lo schiavo era in estasi mentre spingeva il viso in quel paradiso per baciare il buco del culo della sua adorata quanto terribile Padrona. O per lo meno per baciare la cinghia dello strap-on li dove passava sopra il latex, il collant e solo sotto i tre strati l'agognato e delizioso buchetto. Angela lo lasciò fare per qualche decina di secondi poi si voltò e guardò soddisfatta il cazzo duro come il ferro del suo schiavo che sollevava il microscopico vestitino da cameriera zoccola.
« E questo cos'è? »
Chiese toccando il cazzo dello schiavo con la punta dello stivale.
« Come ti permetti di avere un'erezione in mia presenza? Lo sai che ti è vietato. Ma non ti preoccupare ora ci penso io. »
Detto questo Angela sferrò un potente calcio nei testicoli allo schiavo, seguito da un altro e un altro. Lo schiavo urlò per il dolore tremendo ma non osava sottrarsi alla punizione. Angela continuò tra le urla dello schiavo fino a quando il cazzo, prima durissimo, non si fu completamente ammosciato. Si fermò e lo guardò sorridente accasciarsi a terra mugolante di dolore.
« Così va meglio non trovi? »
Non ottenne risposta così gli sferrò un calcio di punta dritto nelle costole.
« Oh detto “Va meglio non trovi?” »
Ripeté con tono che pretendeva una risposta.
« S...i Padrona, molto meglio grazie. »
« Felice di essere utile. »
Angela sorrise “gentile” allo schiavo.
« Ora piantala di poltrire li a terra e vai a metterti in posizione sul cavalletto troia. »
E per dare enfasi al comando gli tirò un altro calcio. Lo schiavo si alzò più in fretta che poté e andò a mettersi piegato in due sul cavalletto. Angela gli legò le caviglie e i polsi alle gambe del cavalletto e poi prese dal tavolo un bavaglio formato da un dildo alla base del quale erano agganciate delle cinghie. Sollevò la testa dello schiavo per i capelli e gli spinse il lungo dildo in gola con molto poco riguardo. Un tubicino che correva all'interno del dildo per tutta la lunghezza consentiva allo schiavo di respirare.
« Sei proprio una puttana succhia-cazzi vero? »
Disse Angela mentre gli legava le cinghie del dildo dietro la nuca.
« Con questo non sarò costretta a sentire i tuoi mugolii di “piacere” mentre ti rompo il culo, vero puttana? »
Lo schiavo la vide allontanarsi e poco dopo sentì che gli afferrava i testicoli. Se li sentì legare e poi li sentì tirare molto forte verso il basso. Mugolò per il dolore lancinante.
« Un paio di chili basteranno per tenerti sveglio mentre ti apro il culo? Mmm... No meglio aggiungerne un altro paio. »
Lo schiavo sentì le palle tirare ancora più forte. Si agitò tirando contro le corde ma non cera verso di muoversi. Poteva solo restare li e subire ogni cosa. Angela prese del lubrificante a base d'acqua e posizionatasi davanti al volto dello schiavo cominciò a lubrificare il cazzone nero e gigantesco con gesti simili ad una oscena masturbazione.
« Guarda che bel cazzo ha la tua Padrona, puttana. Non sei contenta? E' grosso quanto il mio avambraccio e sto per ficcartelo tutto nel culo senza pietà, proprio come piace a te. Non è vero? »
Lo schiavo scosse la testa negando e implorando con lo sguardo di non farlo.
« Ah... vedi che ammetti che lo vuoi. Ci avrei scommesso. Ma certo, sono qui per dare alla mia puttana tutto quello che vuole. Te lo ficco dentro fino all'ultimo centimetro, non ti preoccupare. Vuoi che ci vada piano o preferisci essere sbattuta selvaggiamente? »
Lo schiavo spalancò gli occhi. Era stato già sbattuto molte volte anche con quel cazzone ma mai brutalmente da subito. Conosceva bene la Mistress e sapeva che qualsiasi segno di risposta non avrebbe cambiato nulla. Spaventato cominciò ad agitarsi, a scuotere la testa freneticamente e chiedere pietà con mugolii imploranti.
« Ah... Vuoi che ti sfondi selvaggiamente come da quella puttana troia rotta in culo che sei. Ma certo, come vuoi tu. »
Come volevasi dimostrare Angela aveva ignorato le silenziose ma chiare implorazioni dello schiavo. Si spostò dietro lo schiavo, gli appoggiò la punta ben lubrificata del suo cazzo gigante sul buco del culo e senza porre tempo in mezzo cominciò a spingere con tutto il suo peso per forzare lo sfintere. Lo schiavo avrebbe urlato con tutto il fiato se avesse potuto. Con gli occhi spalancati per il dolore cercava di sottrarsi, ma legato com'era non poteva muoversi se non di pochi millimetri. Angela, eccitatissima dal dolore causato, vedeva l'enorme glande di gomma aprirsi la strada nel culo dello schiavo spinto da tutta la sua forza. Quando finalmente la punta fu dentro prese lo schiavo per i fianchi e con un colpo di reni gli infilò piò di metà cazzo nel culo. Lo estrasse quasi tutto e poi un altro colpo. Poi un terzo e un quarto e fu tutto dentro. Si fermò lasciando “gustare” allo schiavo la sensazione di dolore acuto, dilatazione e impotenza, poi iniziò a stantuffare l'enorme cazzo con poderosi colpi, senza dare nessun tempo al culetto dello schiavo di dilatarsi e abituarsi per quanto possibile all'ospite indesiderato. Lei non inculava mai per dar piacere allo schiavo ma per farlo soffrire il più possibile.
Più il cazzo andava e veniva nel culo più la dilatazione rendeva l'operazione facile. E più era facile e più Angela accelerava e aumentava il vigore nei colpi. Per lo schiavo non vi era diminuzione del dolore. Il dolore allo sfintere che diminuiva man mano che si rilassava veniva sostituito dal dolore della punta del cazzo che gli picchiava a viva forza nelle budella sempre più forte e rapido.
« Tieni troia! Ti piace? Senti come ti sfondo per bene. Te lo faccio arrivare in gola questo cazzo. »
L'interno delle cosce dello schiavo era rigato dal sangue che colava dal buco del culo strappato. Dopo parecchi minuti di cavalcata selvaggia Angela si fermò per riprendere fiato. Ma non volendo dare tregua allo schiavo cominciò a estrargli lentamente il cazzone dal culo per poi schiantarlo di nuovo dentro in un colpo secco. Il movimento dal ritmo lento le consentiva di riposarsi ma la penetrazione dell'intera lunghezza dello strap-on inferta con sol un colpo causava fitte tremende nella pancia dello schiavo. Le urla dello schiavo trasformate in flebili mugolii dal dildo che aveva in gola arrivavano chiare all'orecchio di Giovanni che si era ripreso dallo svenimento e guardava sgomento. Dopo un paio di minuti Angela ripartì a ritmo sfrenato avvicinandosi sempre più all'orgasmo aiutata dalla cinghia dello strap-on che le passava sull'inguine e le massaggiava la fica ad ogni suo movimento. In quel momento non le fregava assolutamente nulla dello schiavo, avrebbe potuto schiattare e non si sarebbe accorta e tanto meno fermata. L'unica cosa che le importava era il suo godimento dato dalla sua stessa gratuita violenza. Continuò più forte che poté fino a quando l'orgasmo arrivò facendola urlare di piacere. Continuò a muoversi per tutta la durata dell'orgasmo, poi si fermò e si appoggiò sfinita sulla schiena dello schiavo. Quando si fu ripresa dallo sforzo si risollevò e, senza sfilare il cazzo dal culo dello schiavo, iniziò a slacciarsi le cinghie dello strap-on.
« Sei proprio una gran puttana. Spero ti sia piaciuto come è piaciuto a me. »
Una volta libera dallo strap-on lo prese con entrambe le mani, lo sfilò quasi completamente per poi ricacciarlo dentro con tutte le sue forze. Lo schiavo lanciò un ultimo urlo soffocato e quasi svenne. Angela lo guardò soddisfatta e si voltò verso il verme a terra notando che si era risvegliato.

1 commento:

  1. Ho imparato qualcosa, ma non sono così spietata. I miei ragazzi devono godere insieme a me.
    Il racconto è eccetto, mi fa sognare la prossima sessione
    Grazie

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